APPLE E GOOGLE ACCUSATE DALL’ANTITRUST ITALIANO

Le Big tech per eccellenza dovranno pagare una multa salata per utilizzo scorretto dei dati personali.

Google e Apple sono state accusate di pratiche non idonee e poca trasparenza con i propri utenti in materia di utilizzo dei dati personali rilasciati in fase di creazione dei loro account.

È stata l’Autorità Garante della concorrenza e del Mercato Libero a rivelare come i Big Tech in questione non abbiano fornito le giuste informazioni riguardo all’acquisizione dei dati degli utenti per scopi commerciali. In fase di registrazione delle utenze, infatti, l’unica dichiarazione in merito alla raccolta dei dati viene definita “necessaria” per migliorare i propri servizi senza andare a specificare che in realtà saranno trasferiti ad uso commerciale.

L’omissione di tali dettagli è talmente grave da aver fatto scattare una denuncia che costerà parecchio alle multinazionali in questione.

L’informativa al trattamento dei dati è obbligatoria per legge e fondamentale per garantire la privacy degli utenti quando effettuano un’iscrizione a qualsiasi piattaforma. In questo modo gli utenti potranno sapere esattamente in che modo verranno utilizzati i propri dati e potranno decidere liberamente quali fornire e quali no.

Non è una novità che piattaforme come Apple vadano a creare dei veri e propri vincoli invisibili e nascosti per gli utenti in fase di acquisizione dei dati perché non esistono garanzie che impediscano realmente il loro utilizzo per scopi commerciali. In questo modo i dati personali vengono trasferiti e basta, con o senza consenso da parte degli utenti.

Ed è così che Big come Apple riescono ad accrescere i propri scopi promozionali.

Lo stesso discorso vale per Google. Quando viene creato l’account o si utilizza uno dei servizi forniti, il sistema andrà ad omettere alcune informazioni che servono al consumatore per avere la possibilità di decidere in che modo far raccogliere ed usare i propri dati.

In modo molto velato i Big tech fingono di garantire un utilizzo “gratuito” delle piattaforme che mettono a disposizione, mentre in realtà il prezzo è davvero molto alto: è la nostra privacy, i nostri dati che verranno utilizzati in modo illecito prettamente per scopi commerciali.

In questa vicenda vediamo un Antitrust sicuro nella sua accusa verso le pratiche commerciali scorrette dei Big tech. Apple si è difesa dichiarando che ormai è da anni che cerca di proteggere nel migliore dei modi la privacy degli utenti, garantendo trasparenza e chiarezza. Allo stesso modo Google ha annunciato di non essere d’accordo con le accuse mosse.

In difesa dei Big tech si è schierata anche la Codacons dichiarando  tale denuncia “inadeguata”.

Ma se le accuse dell’antitrust alla fine risulteranno veritiere, chi andrà a garantire la salvaguardia dei dati? In che modo sarà possibile recuperare i dati già in possesso di tutte queste multinazionali per distaccarli completamente da quegli scopi commerciali che tanto pensiamo di evitare?

La conclusione è sempre e solo una: la necessità sempre maggiore di accrescere la sicurezza della nostra privacy in ogni campo, per vivere con la serenità di non essere delle monete da tastiera ma degli utenti che vengono rispettati dalle piattaforme alla quale forniscono i propri dati. La sicurezza dei dati e di come vengono trattati non può essere soltanto più un’illusione, ma dovrà necessariamente diventare realtà per tutelare ognuno di noi.

https://thehackernews.com/2021/11/italys-antitrust-regulator-fines-google.html
https://www.ilsole24ore.com/art/antitrust-multa-20-milioni-google-e-apple-AEQcsQz?refresh_ce=1
https://www.repubblica.it/economia/2021/11/26/news/antitrust_multa_google_apple-327877080/
https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2021/11/26/antitrust-multa-da-20-milioni-a-google-e-apple_6230a8a4-0927-453c-827f-5957bba25978.html